di Elena Parmiggiani

Il ricordo dell’uomo che ha concepito nuovi ecosistemi legati alla permacultura e ha cambiato il modo di pensare di milioni di persone.

Il 24 settembre scorso Bill Mollison, co-fondatore della permacultura, si è spento a Hobart, Tasmania (AU). Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2010, quando ho partecipato al suo Corso di Progettazione in Permacultura a Istanbul, in Turchia, insieme a Geoff Lawton, credo in uno dei suoi ultimi corsi tenuti per intero. Durante questo corso di permacultura, ho imparato alcune cose importanti che porterò sempre con me. Vorrei condividerle con voi, perché Mollison avrebbe sicuramente voluto che fossero patrimonio di tutti. Lui, che ha partecipato alla vita di tanti progetti, che ha insegnato all’università, ma diceva sempre che era sclerotizzata e dannosa. Lui che ha contaminato così tante persone con la sua visione ecosistemica legatissima ai modelli naturali e che ha portato alla luce per tutti noi un nuovo modo di pensare il mondo e di viverci.

Usare la rabbia per cambiare le cose

In una intervista in cui gli chiesero quale fosse la motivazione che lo ha spinto a co-creare la permacultura, Mollison disse che lo spingevano la rabbia e la furia. Era molto arrabbiato, per lo stato di distruzione dell’ambiente e della Terra, per le persone che vivono in povertà, che soffrono di fame, che vengono trattate da schiavi od oggetti da sottoporre a sfruttamento. Ce l’aveva col sistema monetario internazionale, con l’ignoranza, con la supponenza, con la mancanza di umiltà, con la spiritualità e le religioni, con le comunità (da leggersi anche ecovillaggi). Ce l’aveva con tutti quelli che facevano finta di niente e che non si rendevano conto di quanto invece possiamo fare, da soli o insieme, per rendere questo mondo un posto migliore.

Un tipo tosto, insomma, anche difficile da frequentare: era certamente un grande personaggio, geniale, intelligente, capace, studioso, ricercatore, ma anche pragmatico, aggressivo, arrogante, volitivo, irriverente e sicuramente provocatorio. Bill Mollison ha detto: «La tragica realtà è che pochissimi sistemi sostenibili sono progettati o realizzati da coloro che detengono il potere, e la ragione di questo è ovvia e semplice: per permettere alle persone di organizzare il proprio cibo, energia e riparo bisogna perdere controllo economico e politico su di loro. Dobbiamo smettere di aspettare che strutture di potere, sistemi gerarchici, o governi ci aiutino a escogitare modi per aiutare noi stessi».

 

Immagine

Nella foto: La Fattoria dell’Autosufficienza

Progettare ecosistemi in solitudine

Durante il corso ci ha portato per mano nell’universo complesso dei modelli naturali (patterns) che lui comprendeva intimamente e che utilizzava ampiamente nelle sue lezioni e nei suoi progetti. Mollison non era certo solo un teorico. Nato nel 1928, pescatore e non solo, a 28 anni, nel 1956, si accorse di come il mondo intorno a lui stesse andando in pezzi e di come gli era ormai divenuto impossibile sostenersi con la sola pesca. Nel 1970, dopo anni passati a combattere il sistema, Mollison si isolò dal mondo, voleva abbandonare l’umanità al suo destino, conscio di non poter continuare a lottare da solo. In quel periodo qualcuno gli aveva regalato il Libretto rosso di Mao, che per lui era stato abbastanza incomprensibile. La cosa che però imparò da quel libro fu di aggirare gli ostacoli, invece che combatterli direttamente.

Da questo isolamento, in cui Mollison cercò di trovare una soluzione ai problemi con cui si era scontrato in precedenza, è nata la Permacultura, un metodo progettuale per ecosistemi umani e non solo: «l’idea è che si possano coscientemente progettare sistemi sostenibili che permettano agli esseri umani di vivere entro i limiti del sistema Terra in convivenza con la vita selvatica»¹. La prima cosa che fece una volta tornato nella civiltà fu di riprendere a insegnare. E proprio a un corso all’Università della Tasmania lo incontrò David Holmgren, l’altro fondatore della Permacultura. Nel 1978, dopo aver pubblicato il libro Permacultura, fonda l’Istituto di Permacultura in cui formò tantissimi studenti. Mollison, da pescatore qual era, aveva imparato grazie all’osservazione diretta come funzionavano i legami ecosistemici, come le relazioni tra animali, piante, insetti e ambiente fossero ricche di scambi energetici e di materiali.

Creando l’Istituto, che ora non esiste più, Mollison volle dare una sede ai suoi insegnamenti dove fossero presenti gli aspetti teorico, di ricerca, pratico e di sperimentazione delle tecniche proposte. Holmgren, nel ricordarlo, ha scritto: «La genialità di Bill stava nel raccogliere insieme intuizioni ecologiche, princìpi, strategie e tecniche che possono essere applicate per creare il mondo che vogliamo, piuttosto che combattere contro il mondo che rifiutiamo»².

 

¹ G. Bell, https://www.permaculture.co.uk/news/14748871427497/bruce-charles-bill-mollison-1928-2016

² Fonte: https://holmgren.com.au/bill-mollison-passes/?v=3a1ed7090bfa

 

Libro consigliato:

9788888819082_0_0_667_80

Bill Mollison, Reny Mia Slay
Introduzione alla permacultura
Aam Terra Nuova Edizioni, 2007