Partendo da Nord ecco una sfilza di borghi e paesucci che potete visitare durante la vostra permanenza alla Fattoria dell’Autosufficienza:

paesi

TREDOZIO
Adagiato prevalentemente nella piccola valle del torrente Tramazzo e in parte nell’imponente vallata del Montone, conserva caratteristiche storico-culturali e sociali della “pseudo-regione” Tosco-Romagnola.
E’ certo che la valle del Tramazzo ha costituito sempre una zona di passaggio fra la pianura ravennate e la Toscana; gli importanti insediamenti terramaricoli del Bronzo Medio (sec. XV a.C.), rinvenuti nei pressi di S.Maria in Castello dimostrano l’esistenza di una via di crinale da e per la Toscana sullo spartiacque fra Tramazzo e Montone, probabilmente da collegare alla transumanza (soprattutto se si tiene conto dell’importanza che ha la pastorizia in questo periodo storico). Alcuni studiosi affermano che anche Annibale, nel 218 a.C., iniziò l’attraversata dell’ Appennino (per scendere verso Roma), proprio partendo dal valico del Monte Busca.

Ad oggi vale la pena visitare  alcuni palazzi risalenti al tempo della dominazione fiorentina e la parrocchiale di S. Michele, ripristinata nelle forme medievali,  che custodisce un prezioso crocifisso trecentesco di scuola riminese. Nei dintorni è notevole, anche per il contesto naturale circostante, l’Eremo di Gamogna, recentemente restaurato, fondato da San Pier Damiani nell’XI secolo.

Simpatica tappa escursionistica è il “vulcano” più piccolo del mondo: in località Cà Forte, lungo la strada provinciale M.Busca – Portico di Romagna, il cosiddetto “vulcano”  costituito da emanazioni di gas metano che, a contatto con l’ossigeno dell’aria, rimangono costantemente accese. Queste emissioni furono sfruttate, durante l’ultimo conflitto, con modeste produzioni e, tutt’ora, molti escursionisti si cucinano il loro pranzo al sacco…

Non mancano in questa zona numerosi alberi secolari da scoprire durante le escursioni.

PORTICO DI ROMAGNA
Portico di Romagna è un borgo che mantiene molti elementi dell’impianto tardo medievale.
Numerosi sono gli edifici antichi con pregevoli ornati in pietra serena; un elegante ponte a schiena d’asino scavalca il Montone, mentre le alture circostanti ospitano alcune notevoli torri rondonaie. Non lontano è il piccolo borgo di Bocconi, con una bella torre trecentesca e il medievale ponte a tre arcate della Brusìa.

San Benedetto in Alpe conserva un suggestivo nucleo abitativo stretto attorno all’antica abbazia, nella cui chiesa si trova una bellissima cripta; l’abitato più recente è il punto di partenza per le frequentatissime escursioni nella valle dell’Acquacheta.

PREMILCUORE
È l’unico centro abitato dell’alta valle del Rabbi, al centro di un territorio solitario e selvaggio.
Il paese è caratterizzato dal nucleo medievale fortificato, dominato dal castello dei conti Guidi.
Interessanti sono i piccoli borghi sparsi nelle pieghe del paesaggio boscoso, come Castel dell’Alpe e Fiumicello, le grandi case di pietra, gli oratori e gli antichi mulini.

SAN GODENZO
Il paese trae origine dall’abbazia benedettina, che sorse nell’XI secolo lungo la via per il valico in seguito chiamato del Muraglione. La chiesa abbaziale è un insigne esempio di architettura romanica, contenente pregevoli opere d’arte, fra cui si segnala una bellissima statua lignea di San Sebastiano; nella cripta è custodita l’urna con i resti di San Godenzo.
Il territorio comunale è boscoso e solitario, dominato dalla mole del Monte Falterona; in una verdissima valle ai piedi del monte è situato Castagno d’Andrea, paese natale del pittore Andrea del Castagno.

CORNIOLO
Frazione del Comune di Santa Sofia, posta sulla ex SS67 ora Provinciale del Bidente a mt. 591 slm, in sponda sinistra.
Da Santa Sofia si procede in direzione Passo Calla, dopo aver superato le frazioni di Isola, Cabelli e Berleta, si giunge così, a Corniolo. A 12 km da Santa Sofia è un antico feudo dei conti Guidi che si è sviluppato attorno alla chiesa di San Pietro e al caratteristico borgo.
A 3 Km di distanza, percorrendo la strada della Braccina in direzione Premilcuore, s’incontra il giardino botanico di Valbonella, due ettari di museo all’aperto a 700 metri d’altitudine con oltre 500 specie rappresentative della flora appenninica, realizzato nel 1983 dal Corpo Forestale.
Procedendo invece ulla Provinciale verso monte, è possibile raggiungere i ruderi dell’antico castello di Corniolo, raggiungibile per  il sentiero che inizia in corrispondenza di un tornante.
Da Corniolo si può anche raggiungere a piedi il borgo abbandonato di San Paolo in Alpe, completamente immerso nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. In frazione Corniolino si può invece osservare l’ottocentesco ponte dei ladroni sulla pista forestale che conduce a San Paolo in Alpe.
Corniolo é difatti un buon punto di partenza per escursioni e passeggiate che percorrono antiche mulattiere immerse in una natura senza tempo.
Il 19 marzo 2010 alle porte di Corniolo è avvenuta una frana che ha mobilitato 4 milioni di metri cubi di terra: una fra le più grandi frane del secolo in Italia! La strada che collega Santa Sofia a Corniolo è rimasta bloccata per mesi rendendo il paese raggiungibile solo per la strada forestale della Braccina.
Ora la strada principale è nuovamente agibile e percorrendola è ben visibile la parete del distacco dove la vegetazione sta di nuovo ricolonizzando il terreno partendo da specie pioneristiche per arrivare poi, in futuro, a specie più stabili.

SAN PAOLO IN ALPE
Un altro luogo magico all’interno del parco è quest’ antico insediamento abbandonato, restano i ruderi della chiesa di Sant’Agostino ed il bel campanile a vela. Nell’aprile 1944 fu scelto dal Comando del Gruppo brigate Romagna per effettuarvi gli aviolanci di armi, vestiario, denaro e viveri per i partigiani .
Il “campo di lancio” venne attaccato e conquistato dalle truppe tedesche che bruciarono la Chiesa e le abitazioni civili.
Attorno agli attuali ruderi ci sono ampi prati recintati ed utilizzati nel periodo estivo per il pascolo del bestiame. Dal di qui non possono passare inosservate le maestosità delle foreste che ci circondano e la riserva integrale di Sasso Frattino.

SANTA SOFIA
“A Santa Sofia, risalendo la valle del Bidente da Forlì verso Firenze, proprio dove la Romagna diventa Toscana, il paese si specchia sul fiume, ed altrettanto sembrano fare boschi e campi.
Il ritmo è già rilassante.”
È importante centro della valle del Bidente, fiume che taglia in due l’abitato e che per secoli ha segnato il confine fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.
Nel suo territorio rientrano Corniolo (nei pressi si trovano il Giardino della flora appenninica di Valbonella e il Parco faunistico di Valdonasso) e Campigna, rinomata località al centro di vaste fustaie di abete e di magnifiche foreste miste. Va segnalata la piccola stazione sciistica di Burraia-Monte Falco.

È sede della Comunità del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

RIDRACOLI
La frazione si raggiunge da Santa Sofia sulla S.S. prendendo la deviazione all’altezza di Isola dove c’è una carrozzabile asfaltata di circa 7 Km. La località è documentata fin dal 1200 (Castrum Ridracoli) quando era già possedimento dei conti Guidi di Modigliana. Si trova a 476m slm.
Il borgo ora conta tre case, la chiesa di San Martino, la scuola, il palazzo Giovannetti, il ponte a schiena d’asino sul Bidente costruito nel 1817-19 e l’osteria del Terrore (dal nome dell’Oste).
Il nucleo ha contato nel 1913 fino ad oltre 300 abitanti, oggi ne ha solo 10 ed è popolato quasi esclusivamente nei giorni festivi dai turisti che vengono a visitare l’imponente diga costruita nel 1982.
Presso palazzo Giovanetti è possibile visitare il museo dei Mammiferi con esemplari imbalsamati tipici della zona.

diga

PIETRAPAZZA
A 616 mt slm è un borgo suggestivo e abbandonato nel versante romagnolo, alla radice della valle del Bidente. A raccontare la storia di questo antico borgo rimangono la chiesa, la canonica, il piccolo cimitero, un ponte e all’intorno case coloniche in rovina. Ci sono anche altri poderi circostanti che un tempo formavano la popolosa frazione (200 abitanti), completamente abbandonata negli anni Settanta del Novecento.

La chiesa ancora integra, dedicata a Sant’Eufemia, è stata costruita nel 1938; davanti ad essa un sentiero scende al vecchio cimitero e ad un ponte di pietra sul Bidente di Pietrapazza o Bidente Piccolo, che in questo tratto forma cascatelle, vasche naturali e pozze che in estate richiamano bagnanti.

pietra pazza

Foto dell’amico Ettore Roverelli.

LONDA
È un piccolo paese che appare improvvisamente fra le boscosissime propaggini del Monte Falterona, sulle rive del torrente Rincine.
La remota presenza di un insediamento etrusco è testimoniata da numerosi ritrovamenti, fra cui l’importante “stele di Londa”.
Nei dintorni, punteggiati di minuscole frazioni, meritano sicuramente una visita le belle pievi di S. Elena a Rincine e di S. Leolino, entrambe in forme romaniche e risalenti all’XI secolo.

SARSINA

Consigliamo il trekking “Le orchidee di Careste“.

CASTEL D’ALFERO
Un pezzo di medioevo pietrificato si trova nella sorprendente enclave sarsinate di Castel d’Alfero. Gli edifici che compongono il piccolo borgo, racchiuso da due ali di piccole costruzioni, conservano elementi costruttivi e particolari decorativi databili tra ‘400 e ‘500 e attribuibili alle maestranze comacine, i più famosi architetti di castelli del loro tempo, attivi nella montagna bolognese e forlivese ma testimoniate in quella cesenate solo in questo caso.
Il borgo (documentato dal 1216), miracolosamente conservato a dispetto dei fenomeni sismici frequenti nella zona, si affaccia sul torrente Alferello famoso per le sue cascate.

BAGNO DI ROMAGNA
Antichissimo e rinomato centro termale, il capoluogo dell’alta valle del Savio è adagiato in una verdissima conca ai piedi del crinale appenninico; facilmente accessibile dall’ E45.
L’impianto urbanistico è dovuto alla lunga dominazione fiorentina.
Il vasto territorio comunale comprende alcune delle località più rinomate del Parco, fra cui l’incantevole pianoro de La Lama e l’omonima foresta, il borgo e la diga di Ridracoli e le Scalacce dei Mandrioli.

SAN PIERO IN BAGNO
Posto nel fondovalle lungo il fiume Savio e l’ E/45, è il centro più importante, capoluogo del comune e paese dove sorge la Fattoria dell’Autosufficienza!!
Ricco di attività edili, forestali, metallurgiche, tessili ed una buona rete di servizi, ristoranti, alberghi, strutture per il tempo libero e lo sport.
Sorto nel XIII secolo come “mercatale” del soprastante castello di Corzano, si è sviluppato con la lunga dominazione fiorentina. Tra Otto e Novecento il paese ha ricevuto un’impronta elegante dall’opera eclettica dell’architetto fiorentino Cesare Spighi, che ha progettato e costruito la Chiesa parrocchiale, il palazzo scolastico, il monumentale cimitero, il palazzo Rivalta Paganelli. Il centro storico, ben conservato, è  godibile a passeggio anche attraversando i due ponti settecenteschi sul Savio e sul Rio. Molto caratteristico è l’affollato mercato settimanale del mercoledì, racchiuso da eleganti palazzi sei-settecenteschi, dove giungono parecchi abitanti delle valli circostanti. Si notano poi la Chiesa parrocchiale, il Palazzo Scolastico e la sede municipale, costruiti tra Otto e Novecento, con la pietra che si unisce al laterizio.

CAMALDOLI
Località situata nel comune di Poppi, nacque attorno al monastero di Camaldoli istituito da San Romualdo nel 1012.

STIA
Importante paese di fondovalle del Casentino, conserva suggestivi scorci del vecchio impianto urbanistico disposto lungo le sponde del torrente Staggia, nei pressi della sua confluenza nell’Arno.
Notevoli sono la pieve di S. Maria Assunta, la cui origine romanica è testimoniata dai bellissimi capitelli scolpiti che sostengono le tre navate; il Palagio Fiorentino, al centro di uno splendido parco e sede di esposizioni museali e di convegni, ricostruito ai primi del Novecento sul luogo di un antico castello; la Fabbrica, grande lanificio ottocentesco che ricorda i tempi in cui la fama del “Panno Casentino” si impose anche sui mercati internazionali.
Nei dintorni si trovano il Castello di Porciano con la sua imponente torre, il Santuario di S. Maria delle Grazie e il Capo d’Arno, dove il fiume ha origine ai piedi del Monte Falterona; nei pressi, in località Lago degli Idoli, fu rinvenuto, a partire dal 1838, un enorme giacimento di bronzi etruschi.

BADIA PRATAGLIA
Badia Prataglia è una frazione di Poppi (AR), situata nel versante toscano dell’Appennino Tosco-Romagnolo, vicino al valico dei Mandrioli (ca. 900 m.slm),porta di accesso per il Casentino, e riserva naturale inserita all’interno del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Badia Prataglia è costituita da un insieme di piccoli gruppi di abitazioni molto caratteristici chiamati Castelletti, sparsi a poca distanza l’uno dall’altro, nascosti tra castagneti ed abetine, ognuno con i suoi nomi evocativi.
Dai tempi antichi l’alto territorio «…in fra l’Tevero et l’Arno…», come Dante cantava, fu sede di solide istituzioni religiose, difatti, la storia di Badia Prataglia è stata fortemente determinata, fino all’epoca moderna, dal rapporto che i monaci, Pratagliensi prima e Camaldolesi poi, hanno saputo instaurare nel corso dei secoli con la foresta. Ma non solo loro, anche gli uomini, boscaioli e falegnami sono diventati nel tempo profondi conoscitori del tesoro verde che li circondava. Durante i secoli difatti il paese ha sempre vissuto delle attività legate alla foresta che da sempre lo circonda ; nel 1837, per esempio, ben 40 abitanti del paese erano soliti emigrare stagionalmente per vendere oggetti di legno fabbricati in paese oppure per la transumanza, trasferendo il bestiame ovino dai pascoli estivi di montagna a quelli invernali, spesso lontani, nella maremma del grossetano o del senese.
Nel secolo scorso Badia Prataglia fu pure famosa per la sua industria della paglia, celebre per la produzione di trecce per cappelli, sporte e ventole per attizzare il fuoco.

Del secolare rapporto tra spiritualità e foresta, tra storia della lavorazione del legno e l’arte povera degli artigiani locali rimane ancora oggi traccia tangibile nella cultura e negli abitanti di Badia Prataglia, con le loro antiche tradizioni; tra queste sono da ricordare la “Cenavecchia”, “Cantar Maggio” e la “Festa dei Fochi”.

Interessante dal punto di vista naturalistico potrebbe essere la visita all’Arboreto che nasce da prima come parco-giardino e poi trasformato ed ampliato da parte di Carlo Siemoni e di altri studiosi ed appassionati, per poterlo utilizzare in qualità di impianto per l’acclimatazione di specie arboree esotiche, in commistione con piante autoctone di interesse forestale.

Foto dell’amico Ettore Roverelli

PRATOVECCHIO
Situato nel fondovalle casentinese non lontano da Stia, è anche il paese dove ha sede il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Nel centro dell’abitato si trovano notevoli esempi dell’architettura tradizionale che faceva largo uso di porticati.
Gli edifici più notevoli si trovano nella vicina frazione di Romena: l’imponente castello e la bellissima pieve di S. Pietro, che mostra le sobrie forme romaniche del XII secolo; lavori di restauro hanno riportato alla vista i resti di una chiesa preesistente con tre absidi, risalente al X secolo.

BIBBIENA
Importante centro casentinese il cui tessuto urbanistico è arricchito da notevoli palazzi rinascimentali e da importanti edifici religiosi, che custodiscono pregevoli opere d’arte.
Nei dintorni, inserito nell’ameno paesaggio agricolo, si trova il Santuario di S. Maria del Sasso, costruito in memoria di un’apparizione della Madonna avvenuta nel 1347. Serravalle – frazione stretta attorno all’antico castello, di cui rimane soltanto un tozzo torrione – sorge su una prominenza rocciosa che domina la confluenza del fosso di Camaldoli nel torrente Archiano.

CHIUSI DELLA VERNA
Le vicende storiche del paese iniziano con un castello già importante prima del Mille, ma la sua fama è legata alla vita di San Francesco, che amò il “crudo sasso” che sovrasta l’abitato, ricevendovi le Stimmate nel 1224.
Il Santuario della Verna è di gran lunga il centro focale della zona: testimone di eventi straordinari, custode di valori spirituali altissimi e di notevoli opere d’arte – fra cui le ceramiche invetriate dei Della Robbia – la cittadella francescana è anche al centro di uno scenario naturale incomparabile, con le rocce della rupe abbracciate da una magnifica foresta d’alto fusto.
I dintorni mostrano un paesaggio aperto e popolato solo da minuscole borgate, con ampie distese di calanchi che squarciano la copertura dei boschi.