La maggior parte delle persone che sono appassionate di uno stile di vita sostenibile e in armonia con la natura prima o poi si imbattono nella Permacultura. E del resto è difficile non farlo, dato che si tratta di un fenomeno globale in continua crescita! Molti di coloro che scoprono la Permacultura sperimentano quello che potremmo definire “l’effetto permacultura”, un senso di cambiamento o realizzazione profonda, una volontà di uscire dagli schemi e smettere di essere parte del problema per iniziare invece ad essere parte del cambiamento. Da dove cominciare? La risposta è: nel vostro stesso giardino!

Nel caso non abbiate un giardino o un campo, può essere sufficiente anche solo un balcone per essere produttivi e aiutare il pianeta a fare la differenza, ma anche voi stessi a mantenere una connessione con la natura. Se a disposizione non avete neanche un balcone, c’è sempre la possibilità di prendere parte ad un orto comune in cui poter ricavare il vostro spazio e dedicarvi alle vostre coltivazioni. Un’altra possibilità è quella di aiutare a progettare e mantenere il giardino di un amico che non è interessato al giardinaggio o all’orticoltura. Volere è potere!

Una delle cose importanti che si imparano dalla permacultura è la progettazione, dato che la permacultura è essenzialmente un sistema di progettazione multidisciplinare. Se avete preso parte ad un corso formativo di permacultura, dovreste essere in grado di gestire una progettazione di base, ma non è questo l’ostacolo davanti al quale le persone si fermano. Gli ostacoli principali sono fare i primi passi, credere in sé stessi, credere di potercela fare e infine credere che può funzionare.

1. Che cos’è un orto in permacultura

Il primo passo per la realizzazione di un orto in permacultura è capire che cosa rappresenta per voi. Questo può sembrare strano, ma è la base per creare qualsiasi tipo di orto e di sicuro avrete qualche idea di cosa volete realizzare. Avere un progetto definito significa avere qualcosa da costruire e assicura che le vostre idee abbiano una forma e una struttura e che siano riportate su carta.

La progettazione incoraggia la risolutezza. Decidete quello che potete e volete realizzare adesso, non in un possibile futuro, e poi impegnatevi a farlo in un determinato giorno o data, preferibilmente subito. Se rinviate i lavori e i progetti ad una non meglio specificata data futura, molto probabilmente non li inizierete mai. Ogni orto progettato secondo i principi della permacultura, ovvero emulando gli schemi presenti in natura, è per definizione un orto in permacultura. Quello che occorre decidere all’inizio è il grado di adesione ai principi della permacultura nella progettazione dell’orto.

  • Le dimensioni degli spazi a disposizione ovviamente condizionano il progetto che può andare da un orto all’interno di una vasca in balcone fino a un intero acro ricoperto con una food forest.
  • dovete decidere “quanta Permacultura” volete integrare nel progetto, sia che il vostro orto somigli a un orto tradizionale con alcune caratteristiche della progettazione in permacultura, sia che si tratti di un progetto di food forest a più livelli e senza vincoli di ogni genere.

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2. I principi della Permacultura: imitare la natura

Il passo successivo è decidere quali principi della progettazione in permacultura si vuole mettere in pratica o a che livello si vogliono mettere in rilievo. Inoltre è importante scegliere come imiterete la natura nel vostro progetto di permacultura.

Di seguito alcune aspetti da considerare:

Protezione del terreno – che cosa si intende?

  • Pacciamature, piante che coprono il terreno, ecc.
  • Cercare di mantenere il terreno dell’orto “scoperto” è contro natura perché la natura tende a riempire lo spazio per proteggere il suolo e in questo senso le piante pioniere fanno del loro meglio, anche se spesso sono definite dispregiativamente “erbacce”.
  • Il terreno nudo viene compattato dalla pioggia che degrada la struttura del suolo e allo stesso tempo dilava lo strato più superficiale.
  • Non arare o lavorare il terreno aiuta a proteggerlo. Lavorare e rivoltare il terreno distrugge la sua struttura ed espone gli strati più profondi ai raggi UV e al calore che ne uccidono la biocenosi (l’insieme di vita vegetale e animale in esso contenuta).
  • I bancali possono aiutare a mantenere il suolo in buona salute a patto che la loro dimensione consenta di raggiungere ogni sua parte e che non vi si cammini mai sopra. Calpestare il suolo ne distrugge la struttura, lo compatta e impedisce all’aria e all’acqua di penetrare nelle radici influendo negativamente sulla salute delle piante e riducendone la crescita e la produttività.

Ricostruire il terreno – se il vostro terreno è piuttosto “morto”, con materia organica e humus scarsi, se è compatto o in qualche modo danneggiato, occorre porre rimedio attraverso attività di ricostruzione del terreno.

  • Si possono utilizzare piante con radici a fittone come il fieno greco o il tarassaco per rompere il terreno.
  • Se assolutamente necessario si può scavare o sollevare con una forca il terreno una sola volta per allentarlo e poi ricoprirlo con pacciamatura per proteggerlo.
  • Il compost da spargere sul terreno può essere utilizzato per riportare in vita il suolo e si può ottenere tramite aiuole a cumulo o, più velocemente, tramite la tecnica del pacciame a strati.
  • Utilizzare concime vegetale (piante coltivate e poi sfalciate) per generare una grande quantità di biomassa al fine di pacciamare il suolo. I resti delle piante decomponendosi creeranno humus. Le fave sono adatte ai climi freddi e apportano azoto al terreno, come del resto tutti gli altri legumi (famiglia delle fabacee). A questo link il nostro articolo sul sovescio (link).
  • Non camminare sul terreno dei bancali, strutturarli in modo tale che il suolo non debba essere lavorato e lasciate che i lombrichi scavino la terra per voi in modo molto più efficiente di quanto potrebbe mai fare qualsiasi uomo o macchina!

Stratificazione delle piante – sviluppo in verticale.

  • Le piante in natura crescono in una struttura stratificata, con gli alberi più alti che formano una tettoia, arbusti e piante erbacee sottostanti, piante che coprono il terreno nello strato più basso e che hanno radici coltivabili e infine piante rampicanti che crescono verticalmente. Replicare questa struttura permette di sfruttare al massimo lo spazio e aumentare la produttività di un dato appezzamento di terreno. Qui trovi il nostro articolo sulla food forest.

Successione delle coltivazioni – la sequenza temporale

  • La natura favorisce la crescita delle piante per proteggere il terreno, infatti man mano che scompaiono, le piante vengono rimpiazzate da altre. Se si organizza il trapianto di nuove piante mentre le vecchie stanno per giungere alla fine della loro vita fruttifera o produttiva, si può piantare in sequenza per avere raccolti durante tutta la stagione, senza lasciare spazi vuoti nell’orto o senza dover attendere a lungo che le piante diano i loro frutti.

L’effetto margine – in natura i margini di ciascun ecosistema, ovvero laddove l’ambiente passa da un ecosistema ad un altro, sono i luoghi più produttivi.

  • Se si intende dare ulteriore enfasi al principio dell’effetto margine, si può optare per la creazione di bancali con margini curvi, oppure per un grande numero di bancali rettangolari più piccoli.

Microclima – gruppi di piante che crescono insieme creano differenze di temperatura, ombra e umidità rispetto all’area circostante, favorendo meglio la crescita dei vegetali.

  • Coltivare più piante insieme così che possano proteggersi a vicenda dagli elementi (vento, sole, ecc.). Questo le aiuterà a sopravvivere e a creare un orto ancora più resiliente. Ricordate: una pianta da sola in un bancale di terreno nudo è come un uomo in piedi nel bel mezzo del deserto sotto il sole cocente!

Orto verticale – le piante non crescono solo su un terreno piatto, ma possono crescere anche su superfici verticali per sfruttare al meglio lo spazio.

Ecco qualche idea:

  • Alcune piante rampicanti come le viti e i kiwi possono svilupparsi su pergole, archi, staccionate e graticci.
  • Le cucurbitacee come zucche, meloni, meloni bianchi, zucchine e luffa possono crescere verticalmente su di una rete metallica (con maglie larghe a sufficienza per potervi inserire le mani) sostenuta da pali.
  • Alberi allevati a spalliera possono essere coltivati lungo le staccionate o in spazi ristretti per massimizzare la produttività di ampi spazi verticali inutilizzati.
  • Giardini d’acqua – gli ecosistemi acquatici sono i più produttivi in assoluto e hanno molte funzioni diverse.
  • Possono essere impiegati per la coltivazione di piante acquatiche commestibili come il castagno d’acqua, la sagittaria, il loto, il coriandolo vietnamita e molte altre.
  • Possono sostenere una fauna acquatica o anfibia come pesci e rane.
  • Grandi stagni favoriscono la presenza di anatre.
  • Uno stagno può essere usato per raccogliere l’acqua da un sistema di fitodepurazione che serve per purificare e riciclare le acque grigie.

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Monocolture, Policolture e Consociazioni – la natura favorisce la biodiversità e una serie di piante, associate ad altre nella giusta combinazione possono aiutarsi a vicenda nella crescita e aumentare la produttività.

  • La consociazione delle piante può essere utilizzata per stimolare la crescita e la produttività, aumentare la resilienza ai parassiti e alle malattie, nascondere le piante o mascherare il loro odore in modo che siano più difficili da trovare per i parassiti, attrarre insetti benefici che fungono da impollinatori come le api, o attrarre insetti predatori dei parassiti come le coccinelle, le crisope e le sirfidi.
  • Le monocolture rendono le piante più facilmente attaccabili dai parassiti e impediscono l’uso consociazioni o stratificazioni di piante. Mescolando le piante sono più difficili da trovare per voi, ma anche per i parassiti che se ne cibano!
  • Le monocolture di piante annuali richiedono più lavoro, più sforzo e necessità di tenere traccia delle coltivazioni poiché piantare un tipo di coltura annuale nello stesso posto per più di una stagione consecutiva porta alla perdita di nutrienti e al rischio di malattie e parassiti. La scelta ricade sulle rotazioni delle coltivazioni, sulla tracciatura accurata di cosa è cresciuto dove e quando e di cosa occorre piantare dopo, oppure si può intraprendere un approccio più facile e naturale, optare per la policoltura e coltivare tutto e ovunque.

3. Come iniziare

Uno dei maggiori ostacoli da superare nel costruire un orto in permacultura è iniziare di fatto a costruirlo. Spesso le persone si arrovellano per mesi sulla progettazione affinché sia perfetta e poi si bloccano nel momento di avviare il progetto. Il fattore critico è la motivazione, superare l’inerzia di intraprendere una grande sfida. Tuttavia, una grande sfida appare più facile quando è scomposta in parti più piccole e gestibili. Risulta più facile selezionare piccoli lavori da completare e il fatto di portare a termine ognuno di essi aumenterà la vostra autostima e fiducia in voi stessi e darà lo slancio necessario ad affrontare i successivi compiti.

Le strategie per iniziare sono le seguenti:

  1. Progettare in grande, iniziare in piccolo – è importante cercare di capire cos’è che si vuole realizzare in definitiva, scomporre tutti gli aspetti progettuali e poi costruirne una piccola parte per volta.
  2. Determinare la dimensione del progetto – sia che si tratti di un orto in balcone che di una food forest, farsi una chiara idea di quanto grande sarà l’orto e tenere in considerazione anche la sua manutenzione. Una food forest completamente sviluppata avrà bisogno di molta meno manutenzione di un orto urbano. Questo è evidente se si pensa allo spazio per le radici, alla disponibilità d’acqua, alla dimensione delle piante, ecc. Ricordate che la foresta non ha bisogno di essere innaffiata, potata o fertilizzata!
  3. Determinare gli elementi critici del progetto – possono comprendere: l’acqua, il vento, il sole, l’orientamento dell’orto, la vicinanza alla casa, la disposizione delle piante secondo particolari requisiti. Inoltre bisogna ricordare di piantare nella giusta stagione.
  4. Progettazione modulare – un modo molto efficiente di costruire un grande orto è quello di iniziare in piccolo, utilizzare unità facilmente replicabili (comprese le consociazioni) per estendere l’orto fino alle dimensioni desiderate.
  5. Stabilire le priorità in base alle dimensioni degli elementi – una priorità cruciale nella costruzione è quella di collocare nel progetto prima di tutto gli elementi di grandi dimensioni e poi sviluppare gli altri attorno ad essi. Per esempio, nel progetto di una food forest, in primis vanno considerati gli alberi e poi va installato il sistema di irrigazione. In seguito vanno piantate le piante progressivamente più piccole attorno agli alberi e ai tubi di irrigazione. Gli elementi più piccoli come le piante che ricoprono il terreno sono piantate per ultime. La logica di questo modo di procedere è che non si possono scavare buche abbastanza grandi da contenere un albero in bancali pieni di piccole piante e installare un sistema di irrigazione in un bancale già piantato è una delle pratiche più gravose e che richiede più tempo se si vuole cercare di non danneggiare tutte le piante del bancale…

In sintesi, gestire il lavoro di costruzione di un orto da zero scomponendolo in piccole parti gestibili, un bancale alla volta, con un progetto completo a guidare ogni sforzo, rende l’esperienza meno scoraggiante di quanto possa apparire inizialmente. È più facile iniziare qualcosa che sembra più un mucchio di terra che una montagna! Una volta completato con successo il vostro progetto di orto in permacultura, vi guarderete indietro e sarete contenti di avere compiuto questo sforzo. Se avete svolto un corso di permacultura, vi esorto a compiere questo passo e mettere in pratica quello che avete imparato. Nulla rafforza meglio la conoscenza della sua applicazione pratica. E del resto è facendo le cose che le impariamo meglio!

 

Articolo tradotto da https://deepgreenpermaculture.com/diy-instructions/starting-your-permaculture-garden/